Durante la passata stagione, la nostra società si è avvalsa della collaborazione di Davide Este, psicologo sportivo, che ha accompagnato e seguito il cammino del nostro staff tecnico e di alcune squadre giovanili.
Abbiamo raggiunto Davide per chiedergli un parere sul momento che stiamo vivendo e per avere qualche indicazione utile per abitare la realtà che ci circonda.
Davide, quali sono le difficoltà maggiori per i ragazzi in questo periodo?
«La scuola da seguire a distanza è un vero problema, che spesso è sottovalutato. I ragazzi, stando davanti al computer per così tanto tempo, non sono facilitati a gestire i problemi che potrebbero incontrare e vivere quotidianamente. In secondo luogo, non è detto che tutti abbiano la capacità di reggere senza quel contenitore emotivo che sono la classe, la palestra, lo spogliatoio… Di solito è in quei contesti che si sfogano, si lasciano andare. Oggi, purtroppo, questo non è possibile. Le famiglie possono aiutare, certamente, soprattutto quelle che hanno saputo fare tesoro della precedente esperienza di lockdown. Qualcuno, per quel che vedo, è più allenato a vivere questa situazione. In altri contesti, dove magari si fatica a gestire lo stress per svariati motivi, i ragazzi ne risentono molto.
In generale, per molti adolescenti, è una sorta di anno perso, perchè parecchie dinamiche tipiche di quest’età non stanno avendo luogo. Per questo un appoggio per loro è fondamentale. Allo stesso modo, anche chi si trova di fronte a scelte impegnative - terza media, quinta superiore - è messo in difficoltà: in un tempo di incertezza, provare a capire quale possa essere la strada migliore non è affatto semplice. La flessibilità che attualmente ci è richiesta non è assolutamente scontata, perchè quando le cose vanno bene, generalmente, rimane sopita».
Cosa si può fare, o continuare a fare?
«Innanzitutto direi che bisogna evitare la tentazione di considerarsi eccessivamente passivi. Si può infatti sfruttare questo periodo per pensare alle proprie relazioni, provando a capire cosa si può migliorare. Si può rileggere l’esperienza dei mesi passati per capire cosa possa aiutarci e cosa, invece, ci fa male. Ci sono domande, che abitano sempre dentro di noi, e alle quali abbiamo l’occasione di dare più spazio: ci sono stati momenti in cui ci siamo sentiti forti, competenti, efficaci? Abbiamo fatto qualcosa per attenuare l’impatto della situazione? Cosa abbiamo imparato da noi stessi? Mantenersi attivi, anche e soprattutto mentalmente, e mantenere vivi legami,fa sempre bene. Anche perchè in un momento come questo è impossibile lavorare sul contesto. Ecco perchè il lavoro su noi stessi diventa fondamentale».
Che possibilità si aprono?
«Non siamo nella situazione di marzo e aprile, quando aleggiava molto la paura della malattia, della sofferenza, della morte. Le caratteristiche ora sono differenti, perchè c’è più timore nei confronti del futuro. A livello economico e finanziario c’è insicurezza, impossibilità di costruire su fondamenta solide. Roger Solomon ha ideato un modello di reazione di fronte ad un evento traumatico: innanzitutto si può fuggire o negarlo, ed è effettivamente ciò che vediamo accadere. Successivamente alla fase di shock c’è la fase della vulnerabilità, in cui ci accorgiamo che non siamo in controllo di tutto. La risposta che può arrivare è quella di costruire una base solida, circondandosi di persone con cui condividere gioie e sofferenze.
La più grande risorsa che abbiamo ora è il tempo: tempo per formarci, per riflettere, per acquisire competenze e strumenti nuovi, adatti a sostenerci in questo cammino. In questo lo sport può essere un grande aiuto per tutti i ragazzi, perchè contribuisce a mantenere alto il livello dell’impegno e a non subire semplicemente il corso degli eventi».
Ringraziamo allora Davide Este per il suo prezioso contributo e gli facciamo i nostri migliori auguri per il futuro, senza escludere di poterci ritrovare a collaborare prossimamente.